mercoledì 23 maggio 2007

Elvira

(Eccovi un anteprima dei dialoghi della nostra Elvira con l'autista)


Autista: borbottando sotto voce; che diavolo succede?
Elvira: stavo per chiederlo a lei?
Autista: (parlando tra se e provando a girare e rigirare la chiave); non da segni di vita.
Elvira: non sarà mica mancata la benzina?
Autista: ma guarda un po’! Non si accendono neppure le luci di emergenza!
Elvira: ... anche a me, una sera si era fermata la macchina e poi, per fortuna, si sono fermati dei signori gentilissimi che mi hanno aiutata. Era finita la benzina!!! Io mi dimentico sempre di mettere benzina. Pensi che sono rimasta senza benzina persino in mezzo al passaggio a livello! Quella volta mi è andata bene! Se non ci fossero stati dei signori coraggiosi a spingermi fuori... e per fortuna le sbarre non erano quelle proprio chiuse da tutte e due le parti.
Autista: (con una pila accesa in mano traffica per sbloccare il braccio idraulico che aziona lo sportello) ; per favore rimanete al vostro posto seduti che scendo a mettere almeno un triangolo sul retro, in strada.
Elvira: (avviandosi verso l’uscita) ma guarda guarda, questa non mi era mai capitata rimanere senza benzina anche in pullman!
Autista: signora! Le ho detto di rimanere seduta al suo posto. Per favore!
Elvira: ma non si vede niente!
Autista: adesso prendo una altra torcia a pile che ho qui nel baule sotto.
Elvira: che freddo! Proprio questa sera che mi sono messa le scarpe con i tacchi a spillo e la minigonna!
Autista:pronto? Mi senti? Non sento bene! Sono Fausto, richiamami per favore! Pronto? Mi hai sentito? Ma va fa...
Elvira: cosa facciamo adesso?
Autista: un attimo di pazienza. Aspetto una chiamata dal titolare.
Elvira: questi telefoni quando servono non funzionano mai! Vuole il mio telefono?
Autista:no grazie ho il mio!
Elvira: non faccia complimenti, dovrei avere ancora 10 € di credito. Sa, spesso mi dimentico di ricaricarlo e poi non posso chiamare. Che rabbia! Sapesse che mi viene un nervoso.
Autista: (trafficando con il suo telefono e borbottando qualcosa), non vedo se c’e ricezione.
Elvira: adesso chiama il carro attrezzi?
Autista:ma che carro attrezzi?
Elvira: ma pensi che per non venire con la mia vecchia panda, visto che oggi è venerdì 17.... Non che io sia superstiziosa, tutt’altro, ma sa, un viaggio così lungo di sera non l’ho mai fatto da sola.
Autista:ma cos’aspetta a chiamarmi. Non ha visto il numero?!? Porca puttana, mai che ci sia, se ne hai bisogno!
(Intanto squilla il cellulare dell’autista). Pronto Guido, qui è successo una cosa strana. Si è fermato improvvisamente e non da segni di vita.
Il BM 10 VOLVO.
Non si accendono neppure le luci di emergenza.
Una decina di persone!
Ma è buio pesto!
Una pila l’ho già messa appesa dietro al pullman.
Qui non si vede una mazza, qualcuno ci viene ancora a sbattere dentro.
L’altra è qui.
Si adesso do un occhiata ma intanto puoi mandare un pulmino a finire il giro.
Pronto? Pronto? Mi senti?
Ma porca puttana. Non voglio mica passare la notte qui in culo ai lupi! Quello stronzo! Se ne fotte degli altri! Cazzo, cazzo cazzo (calciando un sedile)!
Elvira: non si arrabbi, mi fa paura quando fa così! Cosa sta succedendo ora? Vengono a prenderci.
Autista: no! Siamo nella merda. Non c’è nessuno. Farà il possibile, vedrà, e le solite cazzate. Lo conosco quello. Sarà già al ristorante con la “tipa” di turno. Figurati se si preoccupa di me! Lui ha altre cose più importanti a cui pensare!
Elvira: potremo provare a spingerlo fino nella piazza.
Autista: ma mi faccia il piacere, per favore signora non mi faccia perdere le staffe” Anzi, scendete a piedi e andate più avanti, toglietevi da qui. Non vorrei che ci scappasse il morto!
Elvira: ma perchè, potrebbe esplodere? Mio Dioooo! Non mi faccia pensare!
Autista: su, su non create panico! Un attimo di attenzione: scendete, e proseguite in fila sul bordo sinistro della strada. Fino alla piazza e vedete se il bar è aperto. Qualcuno ha una pila?
Elvira: io ho questo portachiavi che ha la pila attaccata.
Autista:per favore! Tenete questa e agitatela bene in caso arrivi una macchina.
Elvira: (appena scesa scivola lunga e tirata a terra) uuuuuuuuhhhh! Aiiiiiiiih! Che botta! Lo sapevo che non dovevo mettermi i tacchi. Ahi che male! (un passeggero l’aiuta a rialzarsi)
Autista:senta signora, lei rimanga qui sopra, prima che si rompa una gamba.
Elvira: grazie. La strada è una lastra di ghiaccio.
Autista: (aiutandola a risalire) si è fatta male?
Elvira: no, nulla per fortuna, ma sa che mi sembra già di averla incontrata da qualche parte.
Autista: (trafficando nel cassetto porta oggetti) mi avrà visto sul pullman, visto che sono vent’anni che faccio l’autista.
Elvira: no sul pullman non di sicuro. Sa io non prendo mai il pullman. In particolare questo non l’avevo mai preso. Io abito a Moncalieri e siccome, dovevo venire qui, a Cussanio, con la mia vecchia scassarola non mi fidavo. Ho preso il treno. Ma pensi che saranno stati dieci anni che non salivo sul treno. Proprio questa volta che dovevo andare al matrimonio di una mia amica che si sposa domani mattina alle 9.00 nove proprio qui nel santuario. Pensi un poco se doveva sposarsi a novembre! Ed io devo anche farle da testimone. Mi sono dovuta portare dietro due valige. Una soltanto per il regalo. Sa, ho comprato un bel servizio di bicchieri in cristallo. Mi è costato un occhio della testa. Mi raccomando se deve spostare la valigia rossa faccia piano, sono li dentro.
Autista: non si riesce neppure a chiudere la porta. Con questi mezzi idroelettromeccanici...
Elvira: idro che?
Autista: idroelettromeccanico.
Elvira: ma lei sa un mucchio di cose. Io non ci capisco nulla di queste macchine. Pensi che non sapevo neppure che la mia macchina, anzi a dire il vero era del mio ex marito, che me l’ha lasciata. Mi ha lasciato anche tutto l’arredamento. Non era un gran che ma sa, a dover ricomprarsi tutto, c’è da rovinarsi. Piuttosto non mi sarei separata! E’ stato brillante da quel punto di vista. Certo lui guadagna un sacco. E adesso sarà in viaggio in chissà quale parte del mondo. Cos’è che stavo dicendo? Non mi ricordo come mai devo sempre arrivare a parlare di mio marito. Era noioso! E non parlava quasi mai lui! Ma quando apriva bocca, aveva sempre qualche cosa che non andava. I gatti non li sopportava. Quando io non c’ero chiudeva sul balcone il mio Tigro! Oooh in questo momento mi viene il dubbio: gli avrò lasciato da mangiare? L’ultima volta che sono stata via un fine settimana, mi sono dimenticata di dargli da mangiare..... Povera bestia, è rimasto senza mangiare e senza bere per tutto il week-end. Mi ha distrutto tutta la poltrona! Non vorrei che mi facesse un’altro gesto anche questa volta. Poveretto lui non ha l’orologio! E non sa regolarsi. Quando ha fame non ragiona più.
Autista: rimanga un attimo qui seduta che scendo a vedere nel vano motore dietro, sperando che non mi venga addosso qualcuno.
Elvira: posso aiutarla?
Autista: (scendendo) no grazie, stia li. Con quelle scarpe...
Elvira: (seguendo l’autista e scendendo anche lei la scala) ma guardi che per fortuna ho un paio di jeans e delle scarpe più comode in valigia. Se mi permette di prenderle...
Autista: aspetti per favore, glie la passo io. Arrivo subito.
Elvira: io cerco di farmi vedere dal vetro, capitasse arrivare qualcuno, agito la pila del mio portachiavi!
Autista: eccole la sua valigia intanto.
Elvira: a si grazie è proprio questa! Lei è una persona che capisce al volo. Ma come ha fatto a sapere che era questa?
Autista: l’ho caricata nel baule 5 minuti fa, signora, e poi, oltre a quella rossa con i bicchieri, c’è solo questa.
Elvira: posso cambiarmi qui sopra?
Autista: (che sta tornando davanti al pullman) faccia pure.
Elvira: (borbottando tra se) accidenti non si vede proprio nulla. E, che freddo.
Autista:(dopo aver trafficato a lungo dietro, risale con le mani nere di grasso) scusi, signora, mi può passare i fazzolettini che ci sono li nel cassetto.
Elvira: senta io mi chiamo Elvira. Quando qualcuno mi chiama sig.ra mi sento terribilmente vecchia.
Autista : va bene Elvira.
Elvira: ma adesso cosa succede?
Autista: (allungando le mani unte di grasso) Elvira...
Elvira: oooooooh mi scusi, i fazzoletti. Ma come si apre questo cassettino?
Autista: deve schiacciare il pulsante nero, dopodichè si apre
Elvira: ma sono proprio sporche! Ecco le salviette. Ma sa che a me attirano le persone con delle mani grandi come le sue. Pensi che, quando andavo al bar Sport, di Moncalieri, stavo delle ore a guardare le mani degli uomini. Mi piacevano molto quelle dei muratori, ma anche quelle degli idraulici mi affascinavano. E poi c’era un meccanico... non era bello, ma aveva delle mani bellissime! Io una notte ho sognato che andavo a sposarmi e la mia macchina si è fermata. Ero sola, ad un certo punto è arrivato lui. Bellissimo!!!! Era tutto ben vestito, con il papillon. Non ha detto nulla, mi ha guardata negli occhi senza sorridere. Io tremavo come una foglia! Si è chinato sotto la mia panda ed è uscito tutto nero di grasso. Si è pulito le mani sul mio vestito da sposa bianco e poi mi ha portata via con la sua moto. Me lo ricorderò per sempre questo sogno. Che sogno! Oooooooh ma mi scusi, io la sto annoiando.
Autista: no anzi, lei è una persona simpatica ed allegra. In questo momento mi sarebbero già saltati i nervi se non ci fosse stata lei che mi ha un poco distratto (intanto ha già tentato più volte di telefonare, e continua a rimaneggiare il telefonino).
Elvira: grazie, ma possiamo darci del tu? Sa, sentirmi dare del lei mi mette sempre un poco a disagio.
Autista: certo Elvira. Io sono Fausto (intanto che sta mandando SMS con il suo telefonino).
Elvira: come fai a sapere che io mi chiamo Elvira?
Fausto: ho visto che hai scritto il tuo nome e il numero di telefono sul sedile.
Elvira: oooh scusami! A volte quando mi annoio e non posso parlare, scrivo. L’ho scritto inavvertitamente sai. Non mi ricordavo neanche di averlo scritto. Lo cancello subito! (tirando fuori dalla borsetta un pennarello si avvia verso il sedile)
Fausto: no, aspetta, ho del detergente qui, faccio io.
Elvira: a si forse è meglio non lasciare traccia, in effetti poi qualche mal intenzionato potrebbe molestarmi al telefono. Grazie e scusa ancora Fausto.
Si, il tuo nome l’avevo già sentito prima, quando telefonavi. Non conosco nessuno che si chiama Fausto. Non è un nome molto comune. Quando incontro delle persone con dei nomi particolari, spesso ho constatato che anche il loro carattere ed il loro modo di essere è particolare. Se ad esempio tu ti fossi chiamato Paolo, io sono convinta che saresti stato come la maggioranza delle persone che si chiama Paolo. Io conosco tre Paolo e sono tutti e tre uguali!
Autista: anche il tuo nome non è molto comune.
Elvira: e si era quello di mia nonna. Mio padre ha voluto chiamarmi come lei e quando ero ragazzina non mi piaceva per niente. E pensi che, quando ho conosciuto mio marito, anzi il mio ex-marito, gli avevo detto che mi chiamavo Daniela. Lui c’è rimasto male, quando ha saputo che mi chiamavo Elvira. A me non piaceva e mi sembrava un nome da vecchia. Forse perchè mia nonna era vecchia. Ma quando poi è morta ci sono rimasta molto male. Ogni volta che andavo al cimitero e vedevo Elvira scritto sulla lapide, scoppiavo in lacrime. Non so neppure se è perchè mi mancasse mia nonna o perchè mi immaginavo di essere io dentro quel loculo (intanto commossa, si asciuga le lacrime con le mani).
Fausto: (porgendogli dei fazzoletti umidificati) oh suvvia Elvira adesso non rattristarti, in fondo sei una persona così allegra.
Elvira: si in effetti è così per fortuna. Allora ero molto giù di morale. E’ stato un brutto periodo. Mi ero appena separata ed era morta mia nonna, che nonostante fosse vecchia è stata l’unica a capirmi, nei momenti più difficili della mia vita. Infatti da allora ho deciso di rinascere. E sono rinata con il mio vero nome: Elvira. Da allora addirittura scrivevo il mio nome sui muri, sugli alberi o dove capitava.
Fausto: sta arrivando qualcuno. (Un gruppetto, di persone chiacchieravano animatamente e si stavano avvicinando. Ad un certo punto si vede il fascio di luce della pila puntato sul pullman) Ecco che stanno tornando dal bar.
Elvira: avrei bisogno anch’io di un caffé.
Intanto il gruppo, ormai si apprestava a salire, una voce dal gruppo tuonava: “caffé ? Magari!!! Il bar è chiuso e non c’è anima viva in giro”. Poi alcuni passeggeri chiedevano notizie all’autista.
Fausto: CORTO CIRCUITO.
Elvira: corto circuito?
Fausto: si c’è stato un CORTO CIRCUITO nel vano motore.
Il gruppo di persone si informa per avere notizie in merito alla risoluzione del problema.
Elvira: ma potevamo rimanerci secchi allora?
Fausto: no! Non c’è mica la corrente a 380 Volt sul pullman. Inoltre il motore è diesel!
(alcuni passeggeri parlano fra loro altri chiedono all’autista se ha un idea sui tempi necessari per riprendere il viaggio)
Elvira: (intanto guardando rivolta al gruppo passeggeri ) io sono Elvira.
Fausto: (borbottando tra se e rimaneggiando il telefono) ...sono già le 22.00 e non riesco ne a contattare il titolare ne ad avere notizie su eventuali interventi.
Intanto un uomo di mezza età propone di recarsi tutti al Ballalinda. Hanno visto un manifesto che ne pubblicizzava la serata a tema con lezioni di tango argentino.
Elvira: che bello a me piace da matti ballare! Ma siccome domani ho questo matrimonio, per non disturbare la mia amica sono venuta la sera prima senza dirgli nulla. Ho preferito prenotare un camera qui all’Hotel, almeno domani mattina sono a mio agio e comoda per l’appuntamento. Adesso però vorrei almeno portare i vestiti in camera ed appenderli nell’armadio per bene. Fausto, mi potresti accompagnare?
Fausto: mi dispiace, ma non posso proprio. Devo rimanere vicino al pullman, non si chiude neppure bene la porta e poi è qui in mezzo alla strada.
Intanto gli altri passeggeri, si offrono ad aiutare ed accompagnare Elvira.
Elvira: grazie. Ora mi sono messa delle scarpe più comode, ma ho due valigie e poi è buissimo. Chissà dov’e quest’ Hotel Giardino dei tigli?
Tra i passeggeri, alcuni confermano, che si trova a duecento metri circa. Così Elvira si incammina accompagnata da alcuni volontari.
Sono le 23.00 alcuni passeggeri cominciano a lamentarsi per il freddo e per il disagio di non poter proseguire. Qualcuno telefona ma nessuno sembra troppo preoccupato o particolarmente arrabbiato.
Passa un auto, rallenta e si ferma. Torna indietro e chiede se si ha bisogno di aiuto.
Fausto: buona sera. Il pullman ha avuto un corto circuito e penso non sia cosa da poco. Per caso conosce qualcuno che abbia un posto o un mezzo per toglierlo dalla strada?
Automobilista: posso chiedere a Gastaldi Gian Mario, abita un poco più avanti ed ha l’officina con un grosso cortile.
Fausto: se mi da il numero di telefono, gli telefono direttamente.
Automobilista: mi dispiace, non ho il suo numero di telefono, ma posso passare di persona. Intanto devo andare a Fossano e passo proprio li davanti.
Fausto: la ringrazio, molto gentile. Le lascio la mia carta da visita con il numero di cellulare, piuttosto mi faccia dare uno squillo.
Automobilista: d’accordo. Arrivederci.
Fausto: grazie ancora e arrivederci.
Passa il tempo, sono le 23.30, Elvira e gli accompagnatori non sono ancora tornati. Arriva un grosso fuoristrada e si ferma con le luci di emergenza davanti al pullman. Scende un signore, in tuta da ginnastica con un paio di grossi scarponi slacciati ai piedi.
Meccanico: buongiorno sono Gian Mario Gastaldi, mi hanno detto che è rimasto bloccato.
Fausto: si c’e stato un corto circuito nell’impianto che passa accanto al radiatore davanti.
Meccanico: mi faccia un po vedere. Accipicchia si sono cotti tutti i fili!
Fausto: non mi è mai capitato che si sia bloccato in questo modo! Pensi se mi capitava in una galleria!
Meccanico: qui il problema è spostarlo. Questo se non si accende il quadro non si sterza neppure di un centimetro. Ha l’idroguida.
Fausto: non possiamo mica lasciarlo qui e poi non si chiude neppure lo sportello.
Meccanico: cerco almeno di fargli un by-pass dalla batteria all’impianto di emergenza. Ma solo per rimorchiarlo fino nel mio cortile.
Intanto si sente arrivare qualcuno, sghignazzando. E’ Elvira con i tre accompagnatori che stanno tornando dall’Hotel giardino dei tigli.
Elvira: ci sono novità?
Fausto: forse riusciamo a rimorchiarlo da un meccanico qui vicino.
Meccanico: provi un poco ad accendere il quadro.
Si accendono le luci di emergenza e si sentono rumori di aria che soffia. Poi si accendono le luci anabbaglianti.
Meccanico: spenga le luci, lasci solo le quattro frecce. Altrimenti si scarica subito la batteria. Adesso lo traino con il mio fuoristrada. Aspetti che collego la barra di traino.
Fausto: ma dove mi traina?
Meccanico: (procedendo a collegare la barra trainante sotto il pullman dalla parte anteriore) dove vuole che la traini, a quest’ora? Se riusciamo ad arrivare nel mio cortile siamo superfortunati.
Fausto: ma il pullman non è mio e dovrei avere almeno il consenso del titolare.
Meccanico: guardi, non ci sono alternative. O lo lascia qui in mezzo alla strada o lo portiamo nel mio cortile.
Fausto: aspetti un attimo che provo ancora una volta a telefonare al titolare (intanto si appoggia il cellulare all’orecchio), se poi c’è una spesa esagerata, quello se la prende con me.
Meccanico: per l’eventuale riparazione se ne parla domani. Se vuole io gli faccio un preventivo e poi decide con tutta serenità.
Fausto: non risponde. Lo sapevo
Meccanico: allora cosa facciamo?
Fausto: andiamo.
Meccanico: dovrebbe riuscire a sterzare abbastanza, se non si scarica la batteria. Provi un poco il clacson? (Fausto aziona il clacson ed esce un “pobi pobi pobi pop“). Perfetto se avesse difficoltà mi suoni il clacson allora. Voi (rivolto ai passeggeri a terra) salite su. (Qualcuno borbotta qualcosa all’autista, che pero scende e si avvicina al meccanico).
Fausto: mi scusi, ma poi che ci facciamo tutti nel suo cortile?
Meccanico: vi posso prestare una macchina. Ho una Zaffira da 7 posti.
Fausto: lei è troppo gentile, ma poi come ci aggiustiamo?
Meccanico: non si preoccupi! Intanto vi spostate e poi domani si vedrà. Conosco il titolare della sua ditta e vedrà che non ci sono problemi.
Fausto: va bene, grazie, allora andiamo, ma mi raccomando vada piano.
Meccanico: di certo. Andiamo dritti fino alla rotonda e la giriamo indietro, ma mi raccomando la curva alla rotonda la prenda il più largo possibile.
Fausto: d’accordo. (si avvia verso il pullman e appena sopra tutti cominciano a chiedere, cosa sta facendo, dove andiamo...) State seduti, il meccanico ci rimorchia fino alla sua officina, poi ha detto che ci impresta un auto.
Trainato dal grosso fuoristrada, dopo un lungo e lento giro della rotonda il pullman torna indietro e pian piano ritorna verso Fossano. Ormai è mezzanotte è un quarto. Arrivati nel grande cortile di Gian Mario Gastaldi tutti scendono con in mano una borsa o uno zaino. Nonostante il disagio non sembrano preoccupati. Elvira continua a chiacchierare divertita. Fausto scende per ultimo portandosi dietro anche i documenti del pullman.
Meccanico: prendete pure questa ( ed aprendo lo sportello della macchina ) le chiavi sono dentro. Ci vediamo domani mattina.
Fausto: qualcuno vuole guidare?
Elvira: per carità io sono capace a guidare solo la panda.
(il gruppetto lo guada un poco incuriosito dicendo: “ma, l’autista è lei”)
Fausto: non per fare il puntiglioso ma io non voglio poi grane. L’auto a sette posti e noi siamo in dieci!
Meccanico: a quest’ora non c’è nessuno. Basta che vi stringiate un poco e ci state tutti.
Elvira: sale davanti.
Meccanico: davanti potete stare anche in tre.
Fausto: (mettendosi al volante) va, dai salite che fra poco arriva l’alba. (rivolgendosi al meccanico) Grazie ancora e a domani.
Tutti si pigiano nell’auto e poi le portiere si chiudono, le luci interne si spengono e lentamente.
Elvira: certo che è stato proprio gentile questo meccanico. Che mani sicure aveva! (accorgendosi che Fausto la guardava serio però cambia subito discorso) certo che si è fidato a lasciarci la macchina.
Fausto: lui ha il pullman in pegno.
Elvira: ma dove andiamo adesso?
Fausto: ditemi voi?
Elvira: parlando con i tre ragazzi che mi hanno accompagnata all’Hotel, si pensava di andare al Ballalinda.
Fausto: Ballalinda? E cos’è.
Elvira: è una discoteca! E stassera c’è la serata di tango! Me l’hanno detto loro che han visto il manifesto.
Fausto: ma scherziamo (intanto l’auto si muove lentamente con i fari puntati, in direzione del Santuario di Cussanio), io sono stanco morto, inoltre con questa divisa!
Il gruppo dietro incita allegramente Fausto e cerca di convincerlo.
Elvira: dai, per favore, stiamo solo un poco. Vediamo come butta.
Fausto: ma non se ne parla nemmeno. Sono tutto sudato ed appiccicoso. L’unica cosa che potreste convincermi a fare è una bella doccia.
Elvira: detto fatto. L’hai detto, girà li, c’è l’Hotel, ti fai una bella doccia e se vuoi ti posso prestare un maglione unisex .
Fausto: ma voi siete matti. Non diciamo fesserie. Se volete vi porto. (intanto l’auto si è fermata proprio davanti all’Hotel).
Elvira: si ci porti e ci molli li come dei pacchi?
Fausto: piuttosto vi aspetto in macchina.
Elvira: dai (scendendo dalla macchina e passando dalla parte del guidatore) scendi e vieni a farti questa doccia. Non fare storie. L’hai detto tu che l’avresti fatta.
Fausto: (intanto che Elvira lo trascina fuori e gli altri lo incitano: dai Fausto, Fausto, Fausto) ma datemi un pizzicotto, non è possibile questo è un sogno (intanto sorride).
Elvira: (lo prende a braccetto ed insieme entrano nell’ingresso dell’Hotel) buonasera, sono ancora qui, accompagno solo il mio amico in camera un attimo per una doccia.
Il portiere: ma prego si accomodi. Le servono degli asciugamani?
Elvira: si grazie, magari me ne dia un paio. Uno grande e uno medio.
Il portiere: ecco a lei sig.ra.

.....per ora è tutto! ci vediamo Domenica 27 maggio 2007
Ciao
Flavio MARABOTTO

1 commento:

annamaria ha detto...

Flavio, ma cosa e' questa cosa di elvira???? sono semisconvolta, dove l'hai presa????
Anna